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CELJE, la città dei principi sloveni

  • Immagine del redattore: Michele Racca
    Michele Racca
  • 20 feb
  • Tempo di lettura: 6 min

Aggiornamento: 22 mar

Quando ho deciso di includere Celje nel mio blog on the road, non avevo idea a cosa sarei andato incontro. Sapevo, quello sì, che non sarei rimasti delusi. Le città slovene sono una più speciale dell’altra, perché avrebbe dovuto fare eccezione proprio lei? Ospita addirittura il castello più antico di Slovenia, ed è stata dimora dei conti di Celje, la casata nobiliare più importante della storia del Paese. Tanto che le stelle che appaiono sulla bandiera slovena appartenevano a loro. le origini della città sono antichissime e che l’area era abitata già dal Neolitico. Sono i celti a darle il primo nome del quale si ha testimonianza, Kelea, mentre nelle mani dei romani viene ribattezzata prima Civitas Celeia, poi Claudia Celeia, toponimo quest’ultimo assegnatole insieme al ruolo di municipalità. Grazie ai suoi dominatori, Celje assume una posizione di spicco, diventando una ricca e popolosa colonia collocata al centro della celebre strada che unisce Aquileia alla Pannonia.


 

Ma il ruolo conferitole dai romani cade insieme all’impero. Per secoli della città non si ha traccia, se non per saccheggi e scorribande, finché non riappare come Cylie nel medioevo, dritta verso una gloria che trova compimento nel 1436. Sono i conti di Celje che, grazie a matrimoni ed alleanze, salgono al potere, elevandosi a principi e divenendo una delle famiglie più potenti ed importanti d’Europa.

Uno status che durerà appena 20 anni e che finirà tragicamente a Belgrado con l’uccisione dell’ultimo sovrano, Ulrik II, da parte degli ungheresi. Ciò nonostante, l’economia della città rimane fiorente, alimentata da una comunità nella quale la fetta tedesca è sempre più consistente. Un dualismo questo che durerà fino alla fine della seconda guerra mondiale e che , come vedremo, si manifesta ancora attraverso alcuni monumenti simbolo.


 

Iniziamo il nostro tour da Krekov Trg, la piazza antistante la stazione centrale che ospita proprio la bella costruzione voluta dalla comunità tedesca. La Celjski dom, ai tempi conosciuta come Deutsches Haus, oggi è uno spazio culturale polivalente ed un ex cinema, ma al momento della sua costruzione nel 1907 era il punto di riferimento della popolazione germanica, la loro “casa”. La ragione della sua istituzione? Reagire alla Narodni dom, la “casa nazionale” finanziata dalla comunità slovena, e che oggi ospita il municipio.

All’imbocco della piazza, ad attirare l'attenzione è la statua di una donna che si porta appresso una valigia. Questo piccolo monumento è un omaggio ad una signora unica, la cui storia riesce a conquistarci all’istante: Alma Karlin. Se provi a cercare il suo nome su Google, saranno tantissimi gli appellativi a lei associati che salteranno fuori: scrittrice, viaggiatrice, collezionista, poetessa, teosofista, poliglotta, etnologa. Sì, hai capito bene, viaggiatrice e poliglotta. Una donna nata nel 1889.

Alma nei suoi scritti usava principalmente il tedesco, ma conosceva altre 13 lingue. Ha girato il mondo, documentando i suoi viaggi sui giornali locali e pubblicando un libro dopo l’altro. Aprì a Celje una scuola di lingue nella quale insegnava personalmente, condividendo le sue conoscenze con i suoi concittadini. Insomma, una delle figure femminili più progressiste della storia. Una mostra permanente al Museo Regionale, il Pokrajinski muzej Celje, celebra la sua vita e le sue opere.


 

Stessa sorte è toccata al rifugio di un altro personaggio amatissimo a Celje, Josip Pelikan. Josip era un fotografo di origine ceca che ha lasciato in eredità alla comunità migliaia e migliaia di scatti di luoghi e volti, una memoria collettiva dal valore enorme. Significativo il fatto che il suo atelier non sia stato toccato dalla sua morte, avvenuta nel 1977, ed anzi sia stato trasformato in un museo.

Alcune gigantografie dei suoi scatti sono appese in bella vista all’esterno dell’hotel Evropa, uno degli alberghi storici della città ed il secondo più antico di Slovenia. Il suo prestigio è evidenziato dal fatto che dell’edificio facciano parte una porzione delle mura medievali insieme ad una delle quattro torri rimaste in piedi.

Proseguendo lungo Razlagova ulica, troviamo presto la più importante: la torre dell’acqua, Vodni Stolp. Le sue origini risalgono al 1450 circa ed oltre alla struttura in sè, patrimonio culturale, è molto significativa la placca che segnala il livello a cui era arrivato il fiume Savinja durante il disastroso alluvione del 1672. Poco più avanti, troviamo l’unico ospizio medievale rimasto in Slovenia, risalente anch’esso al XV secolo; da notare all’esterno una pietra che riporta l’anno 1726 e che di fatto era la cassetta nella quale venivano lasciate le elemosine.


 

Ed è senza nemmeno accorgercene che arriviamo alla cattedrale della città, la chiesa consacrata a San Daniele, Cerkev sv. Danijela. Al suo fianco notiamo subito un’altra statua, stavolta dedicata al vescovo Anton Martin Slomšek, uno dei più grandi promotori della lingua slovena in un momento storico, quello della dominazione austro-ungarica, in cui di fatto rischiava di scomparire.

Sulle pareti esterne dell’edificio, costruito nel 1306, si possono notare delle pietre tombali medievali, anche se ciò che colpisce di più si trova all’interno, ed è la piccola ma splendida cappella gotica della Madonna Addolorata. Bellissima anche la pietà in legno che un tempo ornava la facciata della Cassa di Risparmio Popolare, ovvero l’unico edificio progettato da Jože Plečnik a Celje.


 

In una giornata calda e limpida è rilassante attraversare il piccolo parco lungo le rive della Savinja, il fiume che più di ogni altra cosa ha determinato le sorti della città nel corso della storia. In estate viene allestita una piccola zona relax con delle sdraio decisamente invitanti, ma il bisogno di un caffè ci spinge di fianco alla sede principale del Museo Regionale e della biblioteca cittadina. Al loro esterno ammiriamo sorpresi delle colonne romane ed altri resti che, con il castello sullo sfondo, formano un quadro che toglie quasi il fiato.


 

Ora è il momento di dedicare un po’ del nostro tempo al Palazzo del Principe, Spodnji grad Celje, prima residenza dei conti di Celje) ed i suoi sotterranei, dov’è custodita una delle mostre più belle a cui abbia mai assistito: Celeia – mesto pod mestem.

La città sotto la città è proprio una piccola porzione di Celeia così come si presentava ai tempi dei romani. Le mura di una casa, i resti di una torre, un pozzo, una villa, statue, mosaici. Una strada. Posso dire di aver camminato su una strada del III secolo, di averla toccata!!! È un’emozione davvero difficile da spiegare, una sensazione strana e bellissima che ti auguro davvero di provare. E vorrei rinnovare i complimenti: un lavoro magistrale per un museo unico nel suo genere.


 

Poco lontano dal palazzo si trova la Piazza dei Principi di Celje, che ospita l’edificio neorinascimentale della Narodni dom, oggi sede del municipio cittadino. Di fronte a lei, l’immancabile statua dedicata ad un Pelikan in bicicletta, mentre stringe la sua preziosa macchina fotografica. Girato l’angolo, Prešernova ulica custodisce l’unico museo dedicato ai bambini, Muzej novejše zgodovine della Slovenia, proprio di fronte alla Chiesa dell’Assunzione della Vergine Maria, Cerkev Marijinega vnebovzetja.

L’edificio sacro ha una storia molto travagliata, poichè è stato distrutto in molteplici occasioni da incendi che coinvolsero anche il resto di Celje, come quello devastante del 1798. Non sarà grande e sfarzosa, ma è qui che fu celebrato il funerale di Ulrik II, l’ultimo principe di Celje, il cui assassinio ha messo fine alla dinastia.


 

Durante il percorso per raggiungere il famoso edificio progettato da Plečnik, scopriamo che un altro grande personaggio capitava spesso da queste parti: Alfred Nobel. L’interesse di Nobel non aveva niente a che fare con la città, ma riguardava piuttosto una dei suoi cittadini, Sofia Hess. Si dice che l’inventore fosse innamorato della donna, che però non solo era sposata, ma osò tradirlo con un suo connazionale, un matematico di fama internazionale. Sarebbe questa la ragione per cui non esiste un premio Nobel per la matematica!

Un busto celebrativo è stato piazzato proprio nella piazza centrale, Glavni trg, di fianco alla sede dell’ufficio turistico.


 

Ed infine non possiamo lasciare Celje senza visitare il suo castello, Stari grad, il più antico di tutta la Slovenia. Prima di entrare, la guida ci parla più approfonditamente dei conti di Celje e della loro immensa importanza per lo sviluppo della città; degli intrighi di corte, di matrimoni e tradimenti, di storie proibite in perfetto stile Romeo e Giulietta. Ci spiega che il primo nucleo, il palazzo gotico, risale al XII secolo e fu voluto dagli Heunburg, per poi passare agli Žovnek dopo la scomparsa della prima famiglia.

Proprio gli Žovnek furono insigniti del titolo di conti di Celje, apportando massicci lavori a quella che divenne una delle fortezze più inespugnabili dell’epoca. Questo fino al XVIII secolo, quando il castello venne abbandonato e trasformato una sorta di cava di pietre. Nell’ultimo secolo e mezzo è stato però portato avanti un continuo lavoro di restauro che dura ancora oggi, e che ha reso il complesso una location unica dove si tengono concerti e vari eventi durante l’estate.


 

Dalla sua sommità i punti panoramici sulla città sono da togliere il fiato, sia dalla terrazza che dalla torre di Federico. Torre che ospita anche un mini museo della tortura nei suoi sotterranei. Nel palazzo romanico, il mastro tipografo ed i vecchi macchinari di stampa creano souvenir davvero originali. Nei giardini, “Storia viva” fa tornare i visitatori dritti nel medioevo, con la possibilità di imparare a tirare con l’arco o combattere con la spada.



 
 
 

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Amo condividere le mie conoscenze, le mie esperienze di viaggio e i suggerimenti utili che ho imparato lungo il percorso.

Viaggiare non è appena “Trasferirsi da luogo a luogo, per lo più distanti l’uno dall’altro, con un mezzo di trasporto”, come riporta la definizione della Treccani. Viaggiare è qualcosa di molto più profondo. E come diceva il  grande scrittore statunitense John Steinbeck:

“Le persone non fanno i viaggi, sono i viaggi che fanno le persone”

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